Via degli Acquasparta (R. V – Ponte) (da via Giuseppe Zanardelli a piazza Fiammetta)
La via ha preso il nome dal palazzo del duca d’Acquasparta-Cesi [1]. Questo palazzetto appartenne già ai conti di San Secondo di Parma e nel 1567 fu comperato dalla nobile famiglia romana dei Cesi.
In esso il principe Federico Cesi istituì, nel 1603, la celebre Accademia dei Lincei e ospitò Galileo Galilei. Dal contiguo giardino furono tratte le statue dei due re traci o numidi che, acquistate da Clemente XI (Giovanni Francesco Albani - 1700-1721), si trovano oggi al Campidoglio, . Il palazzo Cesi fu poi ceduto da Angelo Cesi, nel 1798, al marchese Ulisse Pentini, da cui l’acquistò il barone Camuccini, figlio del celebre pittore Vincenzo.
Un tempo vi fu la Depositeria Urbana [2], trasferita nel 1850 nel palazzo Palombara in via dell’Impresa.
Il palazzetto è di autore ignoto ed è di bella architettura del Rinascimento. La facciata esterna fu dipinta da Polidoro da Caravaggio, scolaro di Raffaello, che vi rappresentò il Ratto delle Sabine, ma, essendosi queste pitture col tempo distrutte, furono ricoperte di vernice bianca. (Tratto da "I Palazzi di Roma" di Luigi Càllari pag.346– Edizione Ugo Sofia Moretti – 1932).
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[1] Nel 1540 Gian Giacomo Cesi e la moglie Isabella di Alviano ottengono da Pier Luigi Farnese il feudo di Acquasparta in cambio di quello di Alviano. L’ingresso del palazzo si trova al n°21 di via della Maschera d’oro.
[2] La ”Depositeria Urbana” fu istituita da Urbano VIII, da cui prese il nome, il 20 luglio 1629 come banco di deposito dei pegni giudiziali e dei pegni subastati (venduti all’asta) e venduti. Nel 1855 fu di fatto soppressa e le sue prerogative passarono al Monte di Pietà.
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